Con il termine Reflusso gastroesofageo si indica una condizione molto comune in cui il contenuto dello stomaco risale in esofago; se tale condizione diviene frequente, accompagnata da sintomi quali pirosi e rigurgito, si parla di malattia da reflusso gastroesofageo (MRGE).
In questo articolo, lungi da voler effettuare una trattazione esaustiva, intendiamo aggiungere il punto di vista osteopatico alle informazioni attualmente note sul reflusso gastroesofageo.
- Sintomi
- Trattamento farmacologico
- Il trattamento osteopatico
- Consigli per il paziente
- Approfondimento
Bruciore a livello dello sterno, rigurgito acido, dolore toracico, tosse cronica, asma non allergica, raucedine e mal di gola; questi sono i principali sintomi del reflusso gastroesofageo che spesso possono pesantemente compromettere la qualità di vita (3). Tali sintomi, abbastanza comuni, non sono classificabili come tipici del reflusso per cui spesso tale condizione non vien considerata dai medici di base. Per dolori retrosternali, ad esempio, ci si rivolge al cardiologo; per le raucedini o le otiti si chiede il parere dell’otorino laringoiatra; per cervicalgie e contratture a livello nucale, solitamente ci si rivolge all'ortopedico o al fisiatra; per cefalee a grappolo o emicranie si consulta il neurologo.
La diagnosi avviene per via clinica, principalmente mediante indagini di:
- manometria, per dimostrare un'alterazione della peristalsi e un ridotto tono del LES;
- phmetria, per evidenziare la presenza di reflusso;
- endoscopia con prelievi bioptici, che permette di identificare eventuali lesioni mucose.
A fronte di una diagnosi di malattia da reflusso gastroesofageo, quando si decide di non ricorrere alla chirurgia (1), è possibile interviene per via farmacologica, usando inibitori di pompa protonica e gastroprotettori, che bloccano il meccanismo di secrezione di acido cloridrico nello stomaco. Oltre agli effetti collaterali rappresentati da diarrea e mal di testa (3) spesso tali farmaci risultano inefficaci. Come mai? Effettivamente, l'incontinenza di una "valvola" chiamata cardias molte volte determina la risalita dei contenuti acidi gastrici nel lume dell'esofago, quindi con un farmaco che mira a neutralizzare l'acidità, la sintomatologia dovrebbe rapidamente scomparire eppure, nella maggior parte dei casi, ciò non avviene. Perché? Come mai questa valvola non riesce a trattenere il contenuto gastrico?
Il problema non è solo di natura chimica ma dipende spesso da alterazioni di origine meccanica, ed è qui che si inserisce l'osteopatia.
Il trattamento osteopatico mira a rinforzare e rilassare la giunzione gastro-esofagea e di aprire qualsiasi fissazione fibromuscolare delle strutture circostanti. Per ottenere una maggiore efficacia le tecniche vanno eseguite rispettando una sequenza specifica:
- ascoltare l'addome.
- valutare il rachide.
- valutare la mobilità costale.
- valutare lo stretto toracico superiore, il diaframma e il pavimento pelvico.
- liberare le zone di inserzioni del fegato.
- liberare il piloro e lo stomaco.
- liberare la giunzione gastro-esofagea.
- manipolare le fissazioni scheletriche importanti che persistono (ad esempio le articolazioni costo-condrali).
- normalizzare le fissazioni craniche e sacrali.
Per maggiori approfondimenti sul trattamento osteopatico leggi anche gli articoli di osteopatia craniale, viscerale, strutturale e funzionale.
La prima terapia consiste nell’abbinamento di una corretta alimentazione con un adeguato stile di vita. Nel caso di un reflusso lieve, la combinazione di questi due elementi può essere già più che sufficiente per sconfiggere il disagio
Alimentazione:
- Mangiare lentamente, non fare pasti abbondanti (meglio leggeri e frequenti), ridurre i cibi grassi.
- Abolire i superalcolici e ridurre il vino (bianco in particolare).
- Evitare l'assunzione di alcuni cibi che possono irritare il tratto esofageo come cioccolato, caffè, tè, alcol, arance.
- Dimagrire se si è in sovrappeso e mantenere il peso forma, privilegiando una dieta mediterranea.
Stile di vita:
- Fare attività fisica regolare ma non troppo intensa. Già secoli fa, la Scuola Medica Salernitana consigliava “post prandium lento pede deambulare”, motto latino che significa letteralmente “dopo un pasto, passeggiare lentamente”.
- Non coricarsi o sdraiarsi dopo mangiato, attendere almeno due ore.
- Dormire su un cuscino alto ed evitare la posizione decliva.
- Non tenere le braccia in alto e la testa inclinata indietro a lungo.
- Evitare di indossare cinture o abiti troppo stretti in vita.
- Smettere di fumare.
La regione dove è situato lo sfintere esofageo inferiore (cardias), si chiama regione cardio-tuberositaria. La superficie esterna dell'esofago a quest'altezza si lega a mo' di fionda con il diaframma, per mezzo del legamento freno-esofageo. Quando viene messo in tensione il diaframma, ovvero durante l'inspirazione, si mette in tensione la fionda restringendo il canale esofageo. Questa dinamica è facilitata dal differenziale di pressione tra la gabbia toracica e la parete addominale. Durante il riempimento dei polmoni e la discesa del diaframma la pressione endotoracica risulta essere negativa, al contrario di quella addominale che, con l'aiuto degli addominali e del pavimento pelvico, diventa positiva.
Alterazioni metaboliche, traumi diretti alla regione cardio-tuberositaria o su tessuti distanti, possono alterare la funzione del cardias. Le pareti interne dello stomaco sono adatte a sopportare PH molto acidi al contrario dell'esofago ed un errato stile alimentare può seriamente compromettere la funzione valvolare del cardias. Pasti abbondanti, frequenti, assunzione di cibi ricchi di grassi, cioccolato, caffeina, arance e latticini possono stimolare un'ipersecrezione gastrica e determinare un'incompleta chiusura della valvola. Il protrarsi di questa condizione provoca uno stato cronico irritazione e infiammazione degli strati interni dell'esofago che a lungo andare possono evolversi in ulcere, metaplasie (sindrome di Barrett) o anche neoplasie. Se a questa condizione si aggiungono abusi di farmaci, gravidanza e obesità, la sindrome da reflusso gastroesofageo si trasforma in una vera e propria patologia.
Anche le alterazioni strutturali a livello della gabbia toracica possono facilitare questa disfunzione:
- Rigidità della gabbia toracica.
- Atteggiamenti scoliotici.
- Rettilinizzazione del tratto cervicale.
- Cifosi toracica.
- Colpo di frusta.
- Lavori in torsione (come cassiere o lavori d'ufficio in cui il piano di lavoro è ruotato rispetto alla seduta).
In più, stimoli ripetuti nel tempo come un'alterata deglutizione o respirazione, rappresentano l'elemento cardine della disfunzione valvolare. Tenendo presente che deglutiamo circa 700 volte al giorno e respiriamo circa 21000 volte al giorno possiamo ben comprendere come un'alterata dinamica di queste funzioni può seriamente compromettere la funzione valvolare. L'ingestione rapida di cibo poco triturato e l'alternanza di ingestione di liquidi e solidi altera il normale ritmo peristaltico dell'esofago che normalmente permette il suo attraversamento con una velocità di 1 m/s tramite una contrazione ritmica della muscolatura intrinseca. Una masticazione unilaterale condizionato da un viziato atteggiamento della lingua crea delle tensioni asimmetriche che si trasmettono a livello faringeo e a livello esofageo che con il passare del tempo possono alterarne la dinamica peristaltica alterando la corretta chiusura valvolare. Soggetti ansiosi, tachipnoici (cicli respiratori superiori a 16/minuto) o ipertesi oltre a presentare uno squilibrio dei ritmi biologici (squilibrio orto/parasimpatico) e dei liquidi fisiologici, manifestano fibrotiazzazioni diaframmatiche a livello degli archi costali e a livello dei pilastri posteriori che tendono in maniera asimmetrica questo muscolo condizionando così la dinamica respiratoria e valvolare. Tutto si moltiplica per le 21000 volte che respiriamo al giorno.
Bibliografia e riferimenti