Uno degli approcci più innovativi dell'osteopatia è quello funzionale. Esso si basa sull’utilizzo delle funzioni di un tessuto (muscolo, legamento, aponeurosi, fascia) per raggiungere una struttura lesionata e migliorarne la funzionalità. Seguendo questo approccio anche io molto spesso utilizzo questa tecnica soprattutto in casi di dolori molto forti o cronicizzati del paziente. L'efficacia spesso è sbalorditiva.
Alcune delle più utilizzate sono:
- Tecniche ad Energia Muscolare di Mitchell
- Tecniche Strain-Counterstrain di Jones
- Rilascio posizionale facilitato
- Tecniche craniali
- Tecniche funzionali di Johnston
- Tecniche per il movimento di fluidi
Tecniche ad Energia Muscolare di Mitchell
Sono tecniche attive e dirette che inducono contrazioni muscolari specifiche che variano in funzione di muscoli ed articolazioni interessate. Le fasi per la realizzazione di tale trattamento sono otto ma, per brevità, basti sapere che:
- dopo la diagnosi strutturale e la localizzazione precisa del problema, l’articolazione coinvolta è posta verso la barriera di restrizione mentre il paziente spinge nella direzione opposta;
- dopo aver ripetuto tale manovra tre o quattro volte, il terapeuta termina con uno stretching passivo per recuperare gli ultimi gradi della restrizione
- successivamente esegue nuovamente il test per la diagnosi strutturale.
Tecniche Strain-Counterstrain di Jones
Ispirate al lavoro di Travell e Simons, queste tecniche sono estremamente soft ed hanno l’obiettivo di alleviare dolori articolari o vertebrali ponendo l’articolazione, passivamente, nella sua posizione di comfort massimo. Dopo aver individuato, tramite digitopressione, i Tender Points, ossia i punti del corpo che generano il dolore più intenso e che permettono di diagnosticare patologie o disfunzioni, il muscolo coinvolto viene accorciato dalla posizione specifica e si procede allo spegnimento del tender point in questione. La posizione rimuove il dolore e va mantenuta per 90 secondi. La tecnica è passiva e indiretta, per questo è anche detta correzione spontanea attraverso posizionamento. Il riflesso di tensione miofasciale inopportuno viene contrastato applicando una controtrazione miofasciale (azione indiretta).
Rilascio posizionale facilitato
È una tecnica posizionale, passiva e indiretta, come la precedente ma può essere usata anche per trattare tensioni dei tessuti molli o specifiche disfunzioni somatiche articolari. La zona di rachide da trattare è posta in una loose-packed position, cioè le faccette articolari non sono impegnate. Aggiungendo una forza facilitante, di compressione e di torsione, l’articolazione o il muscolo vengono posizionati verso la loro facilità di movimento o posizione di accorciamento. Tale posizione è tenuta per 5 secondi per poi ritornare alla posizione di riposo.
Tali tecniche sono orientate a normalizzare o migliorare il movimento delle ossa craniali e ad equilibrare la tensione delle membrane durali. La tipologia di trattamento in questione può essere diretta o indiretta, ma rimane pur sempre una tecnica passiva poiché l’unico sforzo richiesto al paziente è una adeguata respirazione. Il terapeuta segue il meccanismo respiratorio primario (MRP), un ritmo intrinseco al cranio, cercando di liberare le restrizioni a livello suturale e bilanciare le membrane di tensione reciproca (MTR).
Tecniche funzionali di Johnston
Sviluppate in America tra gli anni ’40 e ’50 da numerosi medici, tra cui Bowles e Johnston, esse rappresentano tecniche osteopatiche guidate dalle risposte del corpo e basate sull’analisi continua del feedback del paziente durante il trattamento. Dunque il procedimento non è mai lo stesso, ma si evolve e si modifica in base ad ogni paziente. Sono manovre dolci, dirette verso il miglioramento del movimento articolare mediante una posizione funzionale ed una mobilizzazione. Sono generalmente indirette e passive ed impiegano una forza a bassa velocità per ridurre la tensione tissutale. È fondamentale monitorare costantemente il tessuto manipolato durante la tecnica.
Tecniche per il movimento di fluidi
Tutte le tecniche precedenti hanno un effetto di movimento sui fluidi del corpo. Alcune sono specifiche: drenaggio seni venosi; tecniche di drenaggio linfatico centrale (dotto toracico, cisterna di Pecquet) o periferico; tecniche per il drenaggio dell’eccesso di muco dalle vie respiratorie; ed altre.
Riferimenti e bibliografie
- Foto di Ryutaro Tsukata da Pexels