Essere genitori non è semplice, ma venire al mondo lo è ancor di meno. Seppur fisiologico, il parto è un momento difficile e traumatico, ma non è sempre determinante per lo sviluppo di disfunzioni neonatali. In alcuni casi, ad esempio, si possono avere piccoli traumatismi ancor prima di nascere e se non trattati bene e in tempo possono condizionare la qualità di vita negli anni successivi. Uno di questi è il Torcicollo miogeno congenito. Attraverso questo articolo desidero informare e tranquillizzare tutti i genitori che, di fronte ad una diagnosi simile, possono essere sopraffatti dalla paura e dallo sconforto. C'è sempre una soluzione, a volte anche indolore, e il racconto di Ludovico è uno dei tanti piccoli esempi.
- La vita intrauterina e i possibili traumi
- La diagnosi e l'osservazione
- La valutazione osteopatica dei sintomi evidenti e meno evidenti
- Un caso clinico: Ludovico, un gemellino punchball
La vita intrauterina e i possibili traumi
Nel corso dei nove mesi di gestazione si possono instaurare dei meccanismi disfunzionali legati al malposizionamento del feto. Tra i più comuni ci sono la plagiocefalia, i piedi torti e il torcicollo miogeno.
Molto spesso la causa è sconosciuta, ma ci sono alcuni fattori meccanici che possono predisporli:
- traumi esterni;
- gemellarità del parto;
- forma dell'utero e sua elasticità;
- condizioni strutturali del bacino e della colonna della madre (es. scoliosi, spondilolistesi);
- presenza di fibrosi (es. cicatrici e aderenze).
In molte di queste cause la prevenzione è importantissima e l'osteopatia nella gravidanza serve proprio a prevenire lo sviluppo di queste possibili complicanze.
Oggigiorno è difficile (spero impossibile) che un neonato con una sintomatologia simile venga dimesso dall'Ospedale senza una diagnosi di Torcicollo Congenito. L' Ortopedico pediatrico attraverso la sua valutazione cerca di comprendere il grado di severità di tale patologia, valutando la muscolatura e l'eventuale presenza di strutture ossee danneggiate. Spesso si associa la presenza di edema su uno dei muscoli che prevalentemente è colpito, lo Sternocleidomastoideo (SCOM). In questi casi l'esame diagnostico per eccellenza è l'ecografia, eseguita da un professionista esperto. A volte si possono associare anche sintomi neurologici e/o vascolari e si richiede la valutazione anche di colleghi specialisti.
La valutazione osteopatica dei sintomi evidenti e meno evidenti
Nella valutazione osteopatica neonatale si analizzano tutte le aree anatomiche e neurologiche associate al Torcicollo Miogeno Congenito in quanto risulta statisticamente molto difficile trovare un singolo elemento disfunzionale.
In prima istanza l'osteopata valuta la mobilità articolare tra l'occipite e l'atlante, snodo fondamentale dal punto di vista muscolo-scheletrico e neurovegetativo per il passaggio dei nervi cranici (es. Nervo Vago). Queste strutture possono subire delle tensioni anomale sia nella vita intrauterina (es. malposizionamento) che durante il parto.
Una tappa cruciale è il posizionamento nel canale del parto. Anomalie strutturali del bacino della madre, carenza di elasticità legamentosa, o una nutazione (apertura del canale del parto grazie a una posteriorizzazione del coccige) non perfettamente allineata possono sviluppare distorsioni a carico delle strutture craniche e cervicali. Le complicanze aumentano nel caso in cui ci si trovi di fronte ad un parto podalico o distocico. Le manovre espulsive, fatte in condizioni di emergenza, possono generare degli stiramenti eccessivi a carico dei muscoli (es. SCOM) o dei nervi che generano il Torcicollo Miogeno.
In relazione allo snodo Occipito-atlantoideo si valuta anche la convergenza oculare, in quanto alcuni muscoli suboccipitali sono direttamente connessi alla muscolatura estrinseca dell'occhio e si coordinano direttamente con esso. Una correzione tardiva di questa disfunzione può dare luogo a fenomeni di strabismo e forie.
Successivamente l'osteopata passa alla valutazione della suzione e della deglutizione poiché sono funzioni direttamente connesse ad alcuni nervi cranici che attraversano le aree disfunzionali. Un'alterazione della suzione o una contusione delle strutture ioidee (molto vicine allo SCOM) può compromettere l'allattamento al seno e la futura crescita armonica delle arcate dentarie.
Accanto allo SCOM c'è il passaggio del plesso brachiale e dello stretto toracico superiore: una postura asimmetrica o una compressione in quest'area può portare deficit di sensibilità, dei riflessi e del movimento (in alcuni casi anche tensioni e spasticità) del braccio omolaterale al lato della flessione del collo. L'intervento manuale immediato è sempre determinante al fine di rivascolarizzare i nervi che attraversano le strutture interessate così da far riaffiorare i primi movimenti già nel giro di pochissimi trattamenti.
Un caso clinico: Ludovico un gemellino punchball
Solitamente il sistema di valutazione appena descritto è quello che utilizzo nei miei piccoli pazienti e così è avvenuto anche per il piccolo Ludovico quando alcuni mesi fa si era recato presso il mio Studio a Salerno con il fratello gemello Matteo. Avevano compiuto da qualche giorno un mese ed era netta l'evidenza tra i due fratellini. Matteo dava l'idea di un piccolo Budda e Ludovico sembrava essere il suo punchball. Era piccolino, sottopeso, di carnagione cerulea, taciturno e meno reattivo. Il Torcicollo miogeno congenito era evidenziato da un'incapacità di lateroflettere la testa a sinistra e ruotarla a destra. All'ecografia si notava una tumefazione edematosa allo SCOM di destra. Ad esse si associava un ipotono marcato del braccio destro con una spasticità e iporiflessia (diminuzione della normale condizione di riflesso tendineo) della mano e chiusura della spalla. Le ossa craniche erano abbastanza compromesse con una distorsione marcata a livello occipitale e temporale. Si osservava, inoltre, un leggero strabismo e una deviazione labiale destra con singhiozzi frequenti.
Dopo le prime settimane di lavoro con delle tecniche osteopatiche di Strain-Counterstrain e di riposizionamento dell'atlante, il dolore nella rotazione e lateroflessione opposta era scomparso e l'ecografia di controllo mostrava una scomparsa completa della tumefazione.
Il lavoro nei due mesi successivi ha mirato a regolare la coordinazione oculare con i muscoli suboccipitali e liberare il plessobrachiale di destra per favorire il normoafflusso nervoso e vascolare.
Oggi siamo giunti al terzo mese di lavoro con nove trattamenti complessivi e Ludovico ha recuperato cinque centimetri e due chili rispetto al fratello; il colorito è cambiato e reagisce agli stimoli visivi e sonori da entrambi i lati. Ruota la testa liberamente a sinistra e sorride molto spesso durante l'aggancio visivo. C'è stata una notevole riduzione della spasticità della mano e i riflessi sono presenti e vividi.
Nei prossimi trattamenti ci concentreremo sulla suzione e lo sblocco delle suture craniche più compromesse per ridurre la plagiocefalia e permettere uno sviluppo armonico delle funzioni neurovegetative. Il lavoro è in divenire e segue la crescita di Ludovico che sta colmando con successo il gap intrauterino. L'osteopata mira, attraverso la manipolazione, a stimolare le forze correttive ed evolutive che tutti i tessuti e gli esseri viventi presentano.
Riferimenti e bibliografia