Un dubbio amletico che assale l'alluce da tempo visto che la sua manifestazione è ancora oggi un'enigma scientifico. Basti pensare che ci sono oltre 150 tecniche di intervento chirurgico(1) e l'unica certezza è rappresentata dai tempi di recupero che sembrano essere molto lunghi. Un senso di frustrazione unico per il nostro alluce che nel tempo si deforma, si ispessisce e si infiamma compromettendo seriamente la qualità della vita dei pazienti che soffrono di tale patologia.
- Chi è il colpevole?
- Struttura e funzione
- L'alluce a cosa serve?
- Dottore posso fare qualcosa?
- Perchè mi opero?
- Prevenzione
- Dal punto di vista psicosomatico
L'alluce valgo, inizialmente, si pensava fosse legato ad alcuni fattori quali l'età, l'utilizzo di scarpe strette, fattori reumatici, troppe ipotesi per una diagnosi ancora incerta. Negli ultimi tempi le metanalisi stanno osservando che la prevalenza riguardi le donne per probabili fattori ormonali o reumatici e che un approccio preventivo multidisciplinare possa essere utilissimo a prevenire l'evoluzione di tale patologia(2).
In osteopatia siamo molto legati al concetto di interdipendenza tra struttura e funzione del corpo.
La struttura governa la funzione e la funzione induce la struttura (A.T. Still)
Rispettando questo principio dovremmo interrogarci sulla funzione dell'alluce prima ancora di soffermarci sui fattori metabolici.
L'articolazione tra il primo metatarso e l'alluce è lo snodo essenziale delle forze meccaniche e neurologiche che si sviluppano nel passo e nella corsa. L'ultimo elemento del nostro corpo che si stacca da terra durante il passo è proprio l'alluce che risente degli influssi meccanici che provengono dall'alto (tibia, femore, anca, bacino, lombare) e di quelli neurologici associati al nervo sciatico che controlla un muscolo chiamato Estensore Lungo dell'Alluce (ELA).
A meno che non ci sia un trauma diretto sul piede che determina un atteggiamento antalgico tale da compromettere il passo in maniera ascendente il problema solitamente è di natura discendente. Per esempio un soggetto scoliotico, un paziente con un'anca displasica o una frattura di femore possono determinare delle anomalie di carico che il corpo cerca di compensare riadattando il piede e l'alluce per ricreare una spinta più efficace.
Nel corso di questi anni ho incontrato molti pazienti che già avevano sostenuto l'intervento di alluge valgo. Tutti riferivano dolori e sensazione di dito ingessato e poco flessibilie. Raramente gli era stato prescritto un percorso di riabilitazione. Quindi il mio primo approccio è far capire che l'obiettivo dell'intervento era proprio quello di rimettere in asse il dito attraverso una forzatura e "gessarlo" per evitare possibili recidive. Quindi ricreare la flessibilità di quell'articolazione è praticamente controproducente. L'obiettivo del mio intervento terapeutico post-intervento è quello di creare i presupposti meccanici migliori per far si da non condizionare in maniera patologica la fase del passo e tutte le strutture ad essa connesse.
Quando invece si rivolgono a me prima di optare per la strada dell'intervento invito il paziente a porsi la domanda: Perchè mi opero? Solitamente si sceglie questa soluzione per motivi estetici senza considerare il reale impatto di questo sul corpo. L'unico fattore che deve essere preso in considerazione è la Qualità di Vita (QV). Se il dolore si è cronicizzato da molto tempo, è fortemente invalidante e non permette di utilizzare alcun tipo di scarpe si può prendere in considerazione seriamente l'intervento poichè i rischi relativi all'intervento sarebbero sicuramente inferiori ai benefici che da esso ne possono conseguire.
A scopo preventivo l'approccio fisioterapico e osteopatico mira a scoprire le cause meccaniche ascendenti e discendenti e attraverso delle tecniche strutturali e/o fasciali si prova a migliorare la dinamica del passo e soprattutto la postura del piede. La prevenzione di un problema così complesso richiede la partecipazione diretta del paziente a cui spesso inoltro un video che trovo molto interessante:
Il principio su cui si basa questo lavoro è un rilassamento della capsula e dei muscoli interossei con allungamento dell'estensore dell'alluce. Questo può essere un utile autotrattamento che abbinato al lavoro osteopatico permette di arginare drasticamente il dolore, l'infiammazione dell'alluce e l'evoluzione di tale patologia.
Dal punto di vista psicoscomatico
Proviamo adesso a riconsiderare la funzione meccanica dell'alluce. Il suo ruolo è quello di distribuire l'ultima spinta del passo prima dell'avanzamento. La deviazione dell'alluce sembra quindi insorgere, dal punto di vista psicosomatico, proprio quando ci troviamo a ridosso di un bivio essenziale della nostra vita e non sappiamo quale strada intraprendere. Il corpo può strutturare delle anomalie per comunicare alla nostra parte cosciente la presenza di un dissidio interno e piuttosto che continuare a procedere imperterriti soffermiamoci sui sintomi attraverso una rilettura più efficace e consapevole.
Bibliografia e riferimenti
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