Nel 1997 ero in seconda media ed avevo 12 anni quando si presentarono in classe dei volontari di Legambiente. Ci raccontarono di tutte le loro nobili iniziative rivolte alla tutela della salute e dell'ambiente affrontando tematiche riguardanti lo smog, l'inquinamento chimico, elettromagnetico e il fenomeno delle piogge acide. Non esisteva la diatriba odierna dei 4G e 5G ma si soffermarono particolarmente sui danni derivanti dalle antenne di telecomunicazioni installate sui palazzi della città. Introdussero un concetto all'epoca ancora ignoto a Salerno: la raccolta differenziata. A dire la verità fu una divulgazione molto efficace poichè parlandoci dei problemi riuscirono a fornirci anche delle soluzioni. Tutti eravamo parte dello stesso problema e potevamo arginarlo; tesserandoci a Legambiente avremmo potuto contribuire attivamente alla tutela della salute nostra e delle future generazioni. Mi tesserai! Ancora oggi conservo quella tessera come punto di svolta della mia crescita: la grande illusione (o disillusione?).
I neotesserati avevano un importante strumento tra le mani, la raccolta firme contro le antenne della telecomunicazione. Raggiungendo un nutrito numero di firme avremmo potuto fermare o regolamentare la disposizione delle antenne foriere di tumori, leucemie e infertilità.
Sconvolto per la voragine ambientale in cui imperversavamo ed allo stesso tempo euforico per avere la possibilità di risolvere il problema tornai a casa travolgendo con un irrefrenabile entusiasmo i miei gentiori. Impiegai qualche secondo per convincerli e coinvolgerli in questo cambiamento. Di lì a poco ci attivammo per la raccolta differenziata. La problematica del ripetitore che inizialmente sembrava un argomento molto distante fu, in realtà, come un fulmine a ciel sereno. Affacciandomi al balcone notai con grande meraviglia che l'antenna più vicina distava non più di 50 metri dal mio palazzo. Le parole tumore, leucemia, inferitilità tuonavano nelle mie prime notti insonni. Il conforto nasceva da quell'unica opportunità: il modulo delle firme.
La soluzione era attivarsi e farlo anche in fretta.
All'indomani presi il modulo e feci 20 copie, coinvolgendo parenti, amici, amici dei parenti, insegnanti e alunni di tutta la scuola. In pochi giorni raccolsi 500 firme. Mi sembravano poche ma le inserii in un plico e le diedi all'insegnante responsabile dell'incontro con Legambiente. Da quell'istante furono solo ore, giorni, settimane, mesi di silenzio. Col passare del tempo leggevo i giornali, ascoltavo le notizie ma nulla si muoveva. Dopo 25 anni l'antenna è sempre li che troneggia accanto al mio palazzo, combattendo contro le mie paure e la mia voglia di cambiamento.
Le fanfare di Legambiente, del Comune, degli scienziati hanno scombussolato l'animo di un bimbo quasi adolescente senza fornirgli lo strumento della comprensione. L'unico effetto sortito era quello di scindere la realtà in due grandi aree facendo sentire alieno l'uomo della fazione accanto. Quella tessera più che un'illusione fu per me una grande disillusione, permise di scovare e testare le mie reali motivazioni e i miei genitori furono provvidenziali e lungimiranti sostenendomi senza mitigare l'amarezza dell'apparente sconfitta. Solo grazie ad essi oggi guardando quelle antenne non vedo più un nemico ma solo la grande opportunità di amare la natura, l'aria, il mare, la Terra.
Non ci sono più nemici, nè Greta Thunberg nè il Prof. Zichichi, le loro urla non attechiscono più nel cuore di quel bimbo. Per troppo tempo è vissuto sotto il peso del peccato originale (o naturale) ma adesso è adulto e può passeggiare serenamente decidendo di agire o non agire. Si è liberato di quell'angoscia che lo attanagliava e ha cominciato a ripulire spiagge, progettare riforestazioni con la stessa passione di quel bimbo. Solo così è tornato a sognare in grande, è pronto a far rifiorire il bello attorno a lui.
Bibliografia e riferimenti
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